domenica 23 dicembre 2007

COMPAGNA BADANTE



Lo spunto per discorrere sull'argomento mi è stato dato da una signora che conosco da anni, alla quale ho chiesto notizie del figlio ventiduenne, oramai indipendente, e della sua bella morosa. Mi ha raccontato con sconcerto, di aver chiesto alla ragazza perché, dopo quattro anni di frequentazione, non pensasse alla convivenza e di essersi sentita rispondere: "Io, la badante a suo figlio non la faccio! Finché posso, sto a casa dei miei dove trovo fatto."
La bimba è scriteriata o ha capito tutto?!
La ragazza ha ben capito che nel menage familiare ci sta un carico di noiose faccende da sbrigare e vede nella ripetitività quotidiana l'indebolimento della tensione amorosa.
Non c'è poesia nel lavare le mutande del partner; non c'è poesia nelle scoregge sotto le coperte. Ma la giovane, se vorrà mettere su famiglia, si adatterà prima o poi alla temuta convivenza che -voglio pensare- non sarà faticosa come quella di sua madre, perché i ragazzi di oggi sono sicuramente più consapevoli e collaborativi dei ragazzi di ieri.

I ragazzi di ieri sono sempre convinti che l'economia domestica sia materia prettamente femminile e non se ne vogliono occupare. Sono rimasti "figli" (e se ne vantano), cresciuti con l'idea che la brava moglie è quella che li bada, come bada ai figli e alla casa, senza lagnarsi della sua condizione. Quindi badante, una badante con l'obbligo morale di adempiere ai doveri coniugali.
Questo credo maschilista, diffuso pure nelle coppie dove entrambi lavorano fuori casa a tempo pieno, è un inno dell'egoismo ed è causa di litigi e di progressivo scollamento della coppia.

Quasi tutti gli uomini si dicono negati per le incombenze domestiche e, anche quando si dichiarano disponibili a fare, rimangono comodamente per i fatti loro aspettando di essere comandati; se vengono rimproverati della loro assente presenza, enfatizzano: "sono sempre in casa; non vado a zonzo; non ti ho chiesto io di fare; sono uno che s'accontenta; se lasciavi lì, avrei fatto io; ma cosa vuoi di più? ". Ci sono uomini che doverosamente riconoscono i meriti della compagna e lo fanno convenientemente in privato, mentre nelle riunioni conviviali fra amici non perdono occasione per lasciarsi andare agli sfottò su cosa lei non fa o come lo fa. Se credono di fare gli spiritosi, si sbagliano! Sono solo maschi ingrati e villani che meriterebbero di restare soli, a farsi tutto da soli.

Tantissime coppie adulte si sono rassegnate a convivenze deludenti per amore verso i figli, per cultura o perché "lasciare la strada vecchia per una nuova, si sa quello che si lascia e non si sa quello che si trova"; mentre i giovani si sono emancipati e cercano di avviare i loro rapporti di coppia su basi paritetetiche. Auguri!

lunedì 17 dicembre 2007

BERLUSCONI SILVIO E' RICCO

Mi perdonino gli esperti se, ignorante, intavolo un ragionamento di economia, prima dell'esposizione di un mio pensiero sul personaggio politico Silvio Berlusconi.
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Si dice che chi lavora onestamente non arricchisce.
Chi fa soldi, tanti soldi in poco tempo, non è superuomo: è semplicemente colui che coglie le opportunità, le elabora e le rimette in circolo massimizzando il profitto.
Finita l'epoca del latifondismo, si affranca il principio che tutto si compra e tutto si vende. In tale logica nascono giostre affaristico-speculative che artatamente gonfiano e sgonfiano i prezzi nell'interesse di pochi e a spese di molti .... ed i ricchi sono sempre più ricchi, mentre i poveri .... devono farsene una ragione.
Chi può si adegua, e nulla può chi è a reddito fisso. Le tasche degli stipendiati, salariati e pensionati sono svuotate sì dalle tasse ma ancor più dall'inflazione, che non è una calamità naturale, ma è il prodotto di una egoistica puntuale gestione dell'economia e della finanza, una gestione con la vista corta esercitata da abili specialisti al soldo di singoli individui o di lobbies.
Il denaro conta più del senno, e può comprare e governare uomini e nazioni.
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Se l'assunto che precede è condiviso, la ricchezza del Silvio nazionale non può essere plausibile per tutti, ancorché tale ricchezza gli valga l'onore di essere il primo contribuente Italiano. Peraltro, occorre dargli atto di aver lavorato bene e di aver dato lavoro a molti che, a loro volta, sono contribuenti.
Ma non gli si perdona che sia stata appunto la sua ricchezza a indurlo ad attivarsi in politica, secondo il principio che il potere economico si giova del potere politico e viceversa.
A prescindere dalle premesse, io che da sempre sono orientata "a destra", l'ho accolto bene fin dall'inizio perché non parlava il politichese, perché lo vedevo ruspante caparbio e deciso, un'intelligenza nuova che prometteva di passare dalle parole ai fatti, e talvolta l'ho votato.
Certo di cose ne ha fatte ma gli rimprovero di aver perso di vista il ceto medio, quello che l'ha sostenuto e che fa l'immagine di una nazione, lasciando che il solco tra ricchi e poveri diventasse sempre più profondo. Inoltre gli rimprovero di avere una "squadra" formata più da cortigiani che da persone competenti.
Lui, verosimilmente, sarà ancora capo di Governo ma senza il mio contributo.
Alle prossime elezione voterò Lega Nord, l'unico partito che mi sembra comprendere e difendere il pensiero popolare genuino, che parla il linguaggio della gente, che non si nasconde dietro al buonismo e all'ipocrisia. Un partito formato da persone concrete che talora non si esprimono in maniera forbita ma che hanno un progetto di sostanza.
(Treviso, città leghista per antonomasia, è per me la più bella città d'Italia: viva e vivibile. Imparate gente!)




sabato 15 dicembre 2007

CHIROMANTE O PSICANALISTA??



Ero giovane e mi divertivo a leggere le mani con poche nozioni e tanta fantasia. Questo gioco mi conferiva un'attrattiva speciale.
Era sorprendente vedere quante fossero le persone che mi venivano attorno, curiose di conoscere sé stesse ed il proprio destino. Mi mettevano alla prova e, se facevo centro sul passato, mi chiedevano il futuro.
Io, raffinatamente percettiva e dotata di attitudine alla psicanalisi, più che la mano, leggevo la persona, nella mimica nelle vibrazioni e nelle reazioni epidermiche (temperatura, sudorazione, colorazione).
Conducevo il gioco con grande rispetto delle sensibilità altrui, accendendo il mio "sonar" sul passato, senza mai azzardare il futuro.
Il diversivo funzionava ed ero credibile.
Ricordo un fatto. Sul Bosforo (ero sulla motonave che portava dal ponte di Galata all'isola dei Principi), mi si fecero intorno alcune persone che viaggiavano con me e, fra queste, una bella signora padovana che i turchi chiamavano Lollobrigida. Mi chiese di leggerle la mano ed io, fra le altre cose, le dissi che aveva due figli. Lei ci rimase male perché -mi spiegarono- era sposata da vent'anni ed il suo desiderio di maternità non si era realizzato.
Questo a giugno. Tre mesi dopo, fui ufficialmente informata che la signora quarantatreenne era incinta di due gemelli.
La cosa mi impressionò un poco e poiché azzeccavo frequentemente passato e futuro prossimo, ho cominciato a temere le mie stesse deduzioni. Così ho smesso di giocare a leggere le mani.





giovedì 13 dicembre 2007

"VELTRONI E' NUDO"




Val.Ve. un abbreviato che sa di mollusco (ma dentro non c'è la perla!).


Come sarà la sua stretta di mano? Non riesco a pensarla calorosa e decisa, anzi la immagino flaccida e umidiccia, tipica di chi è complessato e ambiguo, di chi mente sapendo di mentire.
Veltroni, quando parla, parla per ascoltarsi; non comunica.
Quando lo ascolto, non lo sento.
Non ha un pensiero suo ma pensa e dice ciò che può far piacere ad altri, perchè vuole il consenso, perchè vuole l'applauso, perchè ama la scena. Lui, che di films se ne intende, come un guitto, scrive e recita abilmente la commedia della sua vita, modificando il copione all'occorrenza e cambiando opportunisticamente abito mentale.
Cavalcando l'onda ha raggiunto una notevole affermazione personale ma sembra non aver ancora appagato la sua sete di successo.
Lo guardo e provo un'istintiva repulsione come se un'anguilla mi scivolasse addosso. Lo vedo brutto dentro (che sia brutto fuori lo vedono tutti) e mi fa specie come gli intellettuali della sua sinistra lo abbiano impalmato e come solo i comici lo abbiano inquadrato.
E la gente che gli ha dato corda? Forse non sa più a che Dio votarsi; ma votare Veltroni equivale alzare bandiera bianca e affidarsi ad una politica parolaia che nulla crea e tutto distrugge.

Lui e molti altri come lui, saccenti individualisti, mestieranti della politica, ci prendono in giro con belle parole .... e noi li votiamo .... e loro si sentono autorizzati a pensare di essere uomini superiori .... e si fanno assumere a tempo indeterminato.


sabato 8 dicembre 2007

UN'ALTRA LUCY



Non parlo di me ma di un'altra, una Lucy che ha grande energia fisica e mentale. E' una donna capace e garbata, efficiente disponibile e generosa che lavora a scuola, a casa e negli esercizi pubblici gestiti dai suoi figli.
Di tanto in tanto nei fine settimana, dopo cena, vado in Fucina "CONTROVENTO", la incontro e parlo volentieri con lei, liberamente in amicizia, nel poco tempo che riesce a ritagliarsi. Mio figlio ed i figli suoi sono veri amici da lunga data.
Stasera, non senza emozione, io e Lucy abbiamo scoperto di provenire dallo stesso ceppo: i miei nonni paterni Fedele e Luigia sono i suoi bisnonni, ed è stato davvero bello far sapere ai nostri figli che hanno anche un rapporto di parentela.

Mi va di rappresentare un quadro della famiglia che ci accomuna:
Fedele sposa la bella quindicenne trevigiana Luigia e mettono al mondo 13 figli, 4 femmine e 9 maschi.
Prima nasce Angelina e ultimo nasce Anselmo. In mezzo: Alice, Adalgisa, Amabile (l'unica ancora in vita), Arturo, Argevico, Attilio, Elia, Giusto, Giuseppe (morto in campo di concentramento), Gusmanno-1 (morto piccolissimo), Gusmanno-2.
Curiosità:
-nonna "Gigia", quando morì Ermanno-1 ebbe a dire con rassegnato fatalismo: "Dio me l'ha dato e Dio me l'ha tolto!";
-"Gigia" ha partorito mio padre Anselmo quando era già nonna del primogenito di sua figlia Angelina, poi divenuta nonna di Lucy.

Vediamo ora di decifrare i gradi di parentela nel contesto di Lucy e Lucy:
-Mio padre Anselmo è fratello di Angelina che è mia zia,
-i figli di Angelina sono miei cugini di primo grado,
-Lucy, figlia di mio primo cugino, e mio figlio G... sono cugini di secondo grado; entrambi hanno Fedele e Luigia come bisnonni,
e fin qui tutto chiaro, ma G... ed i figli di Lucy che rapporto di parentela hanno??? qui mi perdo!
Questa è una famiglia troppo complicata, dove il primo ramo ha sopravanzato l'ultimo di una intera generazione.

Ad ogni modo Lucy, amica-parente, ha avuto il buon cuore di leggere i "condensati" in questa mia iniziativa e mi ha incoraggiato a proseguire.
Le dedico il mio blog.

lunedì 3 dicembre 2007

LA CASTA ECCLESIASTICA




Il primo articolo della Legislazione dello Stato Pontificio recita:
-"Il Sommo Pontefice, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario".
La Sua figura è perciò quella di un monarca assoluto, un monarca a capo di un regno economicamente potente. A nessuno è dato sapere l'entità della ricchezza papale poichè il Vaticano ha facoltà di redigere bilanci di comodo, dove non figurano i patrimoni delle Università pontificie e degli ospedali, e non figurano nemmeno le donazioni dei fedeli di tutto il mondo che confluiscono sempre copiose nel fondo denominato Obolo di San Pietro.
L'economia vaticanense si basa su investimenti internazionali, mobili e immobili, sulle rendite e sulle rimesse delle diocesi sparse nel mondo. (fonte Wikipedia)
Si tratta di uno Stato ricchissimo che dispone di avanzati mezzi di comunicazione; i suoi cittadini, circa 530 anime, hanno un reddito annuo pro capite di oltre 400mila euro. A questi si devono aggiungere i prelati di vario ordine e grado che ruotano intorno a seggio pontificio: quanti sono? e quali sono le loro prebende? Sono tantissimi e sontuosi quelli che vediamo nelle celebrazioni solenni. Solo i paramenti ed i monili costano un patrimonio.
Ma quanto costa tutto l'apparato? A quali ideali cristiani sono ispirate tante manifestazioni di opulenza? Perchè non si parla di sprechi della casta ecclesiastica? Non ci sono anche lì troppe funzioni e troppi ministri?
Noi poveri cristi siamo chiamati alla fede, a non peccare con pensieri parole ed opere, ed è peccato sindacare l'operato dei potenti con la talare che, in nome di Dio, chiedono chiedono e chiedono, e prendono, e alla loro morte lasciano copiose eredità ai parenti che non mancano di nulla. Infatti avere un alto prelato in famiglia, è garanzia per la vita ... terrena.

Sono ricominciati gli spot della Chiesa Cattolica (pagati dalla CEI -Conferenza Episcopale Italiana) finalizzati a sensibilizzaci sulla necessità di sostenere economicamente i poveri Sacerdoti che fanno del bene ai bisognosi.
Noi battezzati non abbiamo difficoltà a porre una firma per destinare l'8/1000 della nostra contribuzione alla Chiesa Cattolica, ma ci domandiamo quanto di questo denaro vada nella carità cristiana e quanto nella grandeur dell'apparato pontificio.
Ci domandiamo, altresì, perchè il carico debba gravare sull'Italia magnanima, fatta perlopiù di brava gente con le pezze al culo, e non anche su altri cattolicissimi Paesi come la Spagna.


sabato 1 dicembre 2007

PUTTANE e PUTTANIERI





Quanti sono gli uomini che vanno a puttane?

Possiamo fare il calcolo della serva, contando solo quelli che acquistano la merce sulla strada, in un delimitato territorio.
Le giovanissime ragazze dell'est che lavorano per strada, giusta quanto si sente in TV, prendono 500 € al giorno, 3.000 € per settimana (10.000 € al mese, netti).
Ammettendo che il costo di un servizio sia 50 €, ciascuna di queste si fa 10 clienti al dì, 60 ogni settimana.
Supponendo poi che i libidinosi comprino una prestazione alla settimana, solo la terraferma di Venezia, dove le prostitute sulle strade non sono meno di 100, conta almeno 6.000 puttanieri.
Un numero davvero impressionante e non vale consolarsi dicendo che "quelli" vengono da fuori, perchè è chiaro che i residenti vanno a fornicare "fuori piazza".
Si tratta comunque di maschi di bocca buona che si accontentano di prestazioni di basso profilo: veloci (sveltine di un quarto d'ora), malsane (ognuno intinge il pennello dove poco prima sono passati altri che magari non si sono lavati da una settimana o hanno malattie infettanti) e scomode (in macchina o in piedi a ridosso di un albero).
Ma chi sono questi puttanieri?
Hanno un'età fra i 30 e i 65 anni.
Sono poveri diavoli, soli e incapaci di costruire una responsabile vita di relazione; sono extracomunitari e rumeni con e senza famiglia al seguito; sono individui con tare fisiche e psichiche; sono uomini inibiti per i quali : "certe cose non le faccio con la madre dei miei figli" (così mi disse una volta un collega di lavoro); sono padri di famiglia scostumati con modeste possibilità economiche che, per un orgasmo foresto, magari negano alle loro mogli la parrucchiera o la serata in pizzeria.

Questo vizietto lo prendono anche molti mariti "attempati" quando avvertono un deficit di virilità. In genere sono individui poveri di sentimento e bugiardi, che danno un senso utilitaristico alla vita coniugale, che attribuiscono il calo della libido alla "stagionatura" delle loro donne e cercano nella carne fresca il rinnovamento dell'appetito sessuale. Questi sono i puttanieri più spregevoli perché, comprando la consumazione, comprano anche il silenzio della propria coscienza e non si interrogano, e non si fanno scrupolo se fanno doppiamente male: una volta abusando di giovani schiave del sesso schifate di darsi a uomini più vecchi dei loro padri; una seconda volta, confinando le loro mogli al ruolo di badanti.

Le mogli "passate di moda" vogliono pensare che puttanieri siano gli "altri", non i propri mariti.
In ogni caso, le mogli tradite non si sentano femmine inadeguate e non si lascino prendere dalla depressione: si guardino attorno e, possibilmente, facciano becchi i loro machi farfalloni, illusi ed ingrati. Tanto "quelli" nemmeno se ne accorgono, perché i fedifraghi in età sono disattenti e chiusi nel proprio egoismo, e mai si pongono l'idea che le loro donne possano interessare ad altri, magari più giovani. La mentalità ed i costumi cambiano e le donne cinquantenni lo sanno.

lunedì 26 novembre 2007

ORCHI VERI



C'erano, ci sono e ci saranno.


I nostri nonni ed i nostri genitori ci raccomandavano di stare sempre in compagnia perchè c'erano i "martorei", indescritti esseri che vivevano sugli alberi ed uscivano per acciuffare i bambini soli. Io non ci credevo e non mi facevano paura, anzi mi divertivo a irriderli e a disegnarli neri o rossi, con le corna e la coda... ma sempre di piccole dimensioni.
Ma i martorei c'erano davvero, erano grandi ed avevano sembianze umane e ne sono stata vittima. Per fortuna, il mio angelo custode non ha lasciato che mi facessero del male.
Vi racconto tre brutti momenti di quand'ero bambina e poco più che bambina.

*Quand'ero piccola, passato il recinto di casa mia, andavo nell'aia su cui insisteva la casa rurale multifamiliare dove mio padre era nato e dove avevano messo su famiglia alcuni dei suoi tanti fratelli. Lì incontravo le mie cugine e sovente si andava nei campi degli zii contadini, limitrofi all'aia. Il fondo era rigoglioso con filari di viti e gelsi, e fossi asciutti con rive ricche di tutto. Raccoglievamo nocciole, nespole, more, bruscandoli, viole, margherite e molto altro ancora.
Una volta, d'estate, andai sola nel campo vicino a casa, a cercare non ricordo cosa, e incontrai un uomo che conoscevo bene e del quale mi sarei dovuta fidare. Mi venne vicino, mi fece sedere accanto a lui e cominciò a carezzarmi. Mentre mi chiedeva se mi piaceva andava con le mani sulle mutandine... io mi ritrassi spaventata e non ricordo più come uscii da quella situazione.
Io avevo 9 anni e l'orco, padre di due bambine, ne aveva 37. Era un beone violento ed è morto giovane di cirrosi epatica.

*Fino all'età di 12 anni frequentavo assiduamente la parrocchia: andavo a dottrina, a messa ed anche al vespro, tutte le domeniche e le feste comandate. Era l'occasione per stare con coetanei e per incontrare i morosetti.
Era un pomeriggio di festa nebbioso e nella piazzetta di fianco la chiesa c'era il carrettino dei gelati. Non ricordo se il gelataio con il freddo vendesse comunque gelati. Ma era solitamente lì, con il suo carrettino.
Ero in anticipo sull'ora del vespro e, per non stare nella nebbia, mi ritirai nel preingresso laterale della chiesa. Mi vidi venire addosso il gelataio; mi spinse sull'angolo del portone e cominciò a toccarmi. Se mi lasciò è perchè aveva sentito arrivare gente.
Avevo 10 anni e lui era ben adulto: poteva avere 45 anni e si diceva avesse moglie e figli.

*A 14 anni cominciai le superiori; per recarmi a scuola in città, dovevo prendere ogni giorno bici e treno, casa scuola e scuola casa, con il bello e con il cattivo tempo. Talvolta mio padre mi accompagnava alla stazione con la giardinetta, e poi mi veniva a riprendere. Non era quasi mai puntuale.
Un giorno di maggio rimasi ad aspettare papà per parecchio tempo. Tutti gli altri passeggeri si erano dileguati ed ero sola, sulla porta della piccola stazione a guardare il viale da cui sarebbe arrivato; dietro di me la biglietteria con l'ufficio del capostazione e davanti il piazzale soleggiato dove la strada finiva.
Vidi venire avanti una FIAT 500 bianca guidata da un uomo. L'auto effettuò l'inversione di marcia e si fermò davanti a me. L'uomo aprì il finestrino, mi chiese una plausibile informazione e, mentre fornivo indicazioni, quello si aprì la giacca per mostrarmi la sua virilità in erezione.
Mi ritirai di scatto, guardai alle mie spalle e mi rassicurò vedere il capostazione lì, dietro il finestrino della biglietteria e, nel mentre, il maniaco se ne andava.
Io non avevo ancora 15 anni e fu così che vidi, per la prima volta dal vero, il sesso maschile di un uomo di circa 35 anni.

Gli orchi sono fra di noi; sono individui con disabilità mentale non conclamata; sono lavoratori e padri di famigia; sono pericolosi impuniti che si fanno forti del silenzio delle loro vittime.

Donne, scrivete nel mio blog vostre storie di questa specie, storie che vi sono capitate e che non avete mai avuto il coraggio di raccontare!

domenica 25 novembre 2007

dalla "CASSA PEOTA" alla BANCA









Mi va di raccontare un'esperienza degli anni sessanta, quand'ero ragazzina di belle speranze.



Vivevo in un piccolo paese dove tutti mi consideravano: ero "studiata" ed ero la figlia del Cavaliere, l'uomo più in vista della municipalità. Lui era anche attivista delle ACLI e mi mandava di casa in casa a consegnare inviti per le frequenti riunioni. Conoscevo tutti. Nelle case ero accolta meglio del postino.

Dai 13 ai 18 anni, più o meno, ogni domenica, dopo la Messa di mezza mattina, aprivo la "cassa peota" fondata da mio padre.
Salivo una scala esterna che ora non c'è più, e mi portavo al piano superiore della "Casa della Dottrina Cristiana" (oggi denominata Oratorio) in una stanza grande e luminosa con tre finestre affacciate sulla piazzetta che sta fra la Chiesa parrocchiale e la canonica.
Nella stanza c'era una scrivania/secretaire assai particolare, con cassetti e cassettini nascosti uno dentro l'altro (chissà dove sarà andata a finire!), una sedia, una stufa a legna, forse un crocifisso e forse la foto del Presidente della Repubblica. Nient'altro.
C'era però un bel via vai in quella stanza, la domenica fino all'ora di pranzo, sia d'estate che d'inverno. La "cassa", infatti, aveva molti aderenti i quali avevano l'obbligo del deposito settimanale.
Tutto veniva gestito in modo molto semplice: c'era il registro della "cassa peota" dove venivano annotati introiti e prestiti, e c'erano i libretti in mano agli associati. Ogni fine anno si azzeravano i conti (più sulla carta che nei fatti perchè pochi ritiravano i risparmi e quasi mai la scadenza dei prestiti coincideva con il 31 dicembre).
Ricordo che gli iscritti versavano anche solo 1.000/1.500 lire ogni domenica, e per ogni versamento non fatto pagavano una "multa" di 20 lire. Il gruzzoletto delle multe veniva impiegato nella gita sociale che mio papà organizzava puntualmente all'inizio di ogni estate.
Il mio lavoro di cassiere era ricompensato con l'equivalente di un biglietto per il cinema.
Chi poteva immaginare che qualche anno dopo avrei avuto un posto in Banca! Raccomandata, naturalmente ... ma siamo già negli anni settanta.


sabato 24 novembre 2007

L'ISOLA DEI "FAMOSI"

Ho letto che mercoledì scorso, la trasmissione della Ventura ha fatto 6 milioni di spettatori. Sono tanti, troppi, e la cosa mi sconvolge. In quale mondo vivo? ... eppure persone da me sentite sull'argomento (poche in verità) hanno asserito che mai potrebbero assistere a tanta stupidità!
Mi vien da pensare che troppa gente dica una cosa e ne faccia un'altra. Altrimenti non si spiegherebbe il successo della trasmissione ed anche il successo delle riviste di gossip che nascono come i funghi attorno ai reality pensati per soddisfare il voierismo crescente e la smania di coloro che vogliono visibilità a tutti i costi, costi quel che costi!
Io devo essere di un altro pianeta dal momento che solo una volta in vita mia, nel 1970 credo, ho acquistato una rivista (OGGI o GIOIA, non ricordo) per farmi compagnia durante un viaggio in treno. Confesso però che dalla parrucchiera sfoglio qualcuna di quelle riviste proprio per capire il fenomeno, non certo per sapere chi si è messo con chi, per guardare vanesi e "rifatti" o per vedere gratuite nudità.
Per mia consapevolezza, non sempre ma spesso, mentre sparecchio e lavo i piatti, seguo questa edizione de "l'isola dei famosi" attraverso le sintesi messe in onda dall'ITALIA SUL 2 , un talk-show garbatamente condotto da Milo Infante con la partecipazione di opinionisti, alcuni buoni, altri penosi.
Quello che vedo e sento è deprimente. Vedo la rappresentazione del nulla. Vedo dei primati privi di spirito, elementari in ogni loro manifestazione sia pratica che dialettica. Non sanno fare nulla, nè parlare nè tacere (nè recitare), però sono ben pagati con i soldi nostri. Sono squallidi nell'isola come nello studio televisivo. Tutto il palinsesto è squallido nei contenuti.
Mi domando: Perchè tanta gente si fa portare alla deriva culturale e morale? Dov'è andata a finire l'umana intelligenza? Possibile che questa nostra società abbia perso ogni forma d'orgoglio e di pudore? Quant'è numeroso il "popolo bue"?
Stiamo andando di male in peggio.
Non guardiamoli! Non dobbiamo fare il gioco di quelli che ci vogliono bere il cervello. Non facciamoci del male.

venerdì 23 novembre 2007

Mercoledì sera: CINEMA


Perchè il cinema di mercoledì? Perchè il biglietto è a prezzo ridotto e perchè la TV non propone nulla che meriti di essere visto.
L'altra sera sono andata in un multisala a vedere IL CASO THOMAS CRAWFORD. Due ore (scarse) volate.
Il film inizia con un delitto e si sviluppa in una avvincente sfida psicologica e dialettica fra l'assassino che opta per l'autodifesa, e la pubblica accusa.
Sapientemente sono state messe in contrapposizione due intelligenze raffinate, due uomini con un gap generazionale di 40 anni: da una parte l'omicida, un settantenne arrivato cinico e amorale, e dall'altra l'avvocato trentenne, un giovane scanzonato capace di sacrificare le proprie ambizioni sull'altare della verità. Alla fine il "cattivo" perde la partita e giustizia è fatta.
Questo film, realizzato con grande maestria, mi ha fatto pensare che nella vita reale purtroppo raramente c'è verità e quasi mai giustizia e, se "la giustizia non è di questo mondo", io mi appello all'Onnipotente perchè voglia condannare al fuoco eterno i farisei di due generazioni: la nostra e quella dei nostri padri. Per cinquant'anni abbiamo rincorso il profitto e l'individualismo perdendo di vista valori sociali fondamentali come la lealtà, la famiglia, la condivisione, l'amicizia, l'ambiente. Si sono sfasciate famiglie; si sono radicati egoismo ipocrisia arroganza e volgarità; troppi giovani non sono stati educati all'esercizio della libertà, alle responsabilità, al dialogo, al senso civico. Chissà se c'è tempo per rimediare! Meglio sarebbe che ci facessimo da parte e dessimo spazio e fiducia ai giovani sani che guardano avanti, perchè siano loro a ripulire le nostre porcherie e perchè possano recuperare e riaggregare quella gioventù che si va smarrendo nell'alcool e nella droga.



lunedì 12 novembre 2007

LETTERA ALLA MAESTRA

foto: Budapest, marzo 1989
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Ho recuperato la lettera che scrissi alla maestra di mio figlio nel 1989 e la riporto qui fedelmente.
inizia:

[ Le argomentazioni prospettatemi nell'incontro del 15 corrente, in occasione della consegna dei giudizi sull'andamento del 1° quadrimestre, meritano una doverosa ed attenta riflessione.
Trovo alquanto pretestuoso il tentativo di giustificare gli aspetti negativi del carattere di G..... con l'impostazione educativa della famiglia.
G..... vive in una realtà esterna positiva dove è apprezzato. E' stato tenuto "fuori dalla strada" ed i suoi contatti umani sono sempre stati vigilati.
La sua ricerca di un rapporto con gli adulti non può essere equivocata con carenze affettive, ma dipende dalla scarsa affidabilità che riscontra nei coetanei. E' un bambino maturo che ha bisogno di certezze; rifiuta la volubilità infantile quotidiana: "sono tuo amico", "non sono più tuo amico" e ciò solo in funzione di banali proposte come la caramella, il giocattolo ecc. (queste sono considerazioni personali di G....).
I "non rapporti" nell'ambito del gruppo-scuola, lo stanno emarginando in un'area di solitudine dove trovano origine le reazioni e gli atteggiamenti che vengono semplicisticamente definiti "mancanza di rispetto". Un'irriverenza peraltro non violenta che si esprime perlopiù in modo concettuale.
G.... vive la scuola propriamente come un dovere, ma non vi si sente integrato. Anzi, dichiara di sentirsi umiliato allorchè lo si colpevolizza senza dargli modo di esprimere le sue ragioni.
Trascorre buona parte della sua giornata nell'ambiente scolastico e frequenta assiduamente la palestra praticando alternativamente due discipline con diversa impostazione comportamentale: una collettiva ed una individuale.
La sua formazione non può quindi maturare esclusivamente nella famiglia, dove certamente vengono trasmessi i messaggi ritenuti utili per una crescita intellettiva consapevole.
Cosa significa "trattare da bambino" un bambino?
All'individuo, in ogni momento, devono essere forniti chiari elementi di base per l'elaborazione di convinzioni autonome tendenti all'autodeterminazione.
Questo principio non è in antitesi con la socialità; anzi, l'affermazione individuale si realizza se c'è il consenso altrui. Quindi, occorre muoversi avendo come fondamento il rispetto dell'uomo, delle sue idee e delle cose che lo circondano.
La vita del bambino, come quella dell'adulto, è un costante confrontarsi con le situazioni contingenti dove occorre prendere posizione senza conformismo od opportunismo.
In questo contesto si inseriscono gli "emergenti", individui ricercati dalle società di tutti i continenti, nell'ambito di tutti gli indirizzi : politico, industriale ecc. per realizzare il vero progresso contro l'attuale tendenza all'annientamento fisico e morale dell'umanità. Emergente non è sinonimo di arrivista o prevaricatore.
Ogni genitore ha il diritto di auspicare che il proprio figlio non si annulli in una personalità collettiva.
In questa delicata fase di crescita in cui la personalità del bambino non è del tutto delineata, occorre "smussare gli spigoli" adempiendo al dovere educativo -ognuno per la parte assegnatagli- in modo complementare perseguendo obiettivi comuni.
La 3a/B non è un coacervo di disadattati da riprendere in modo esemplare. E' un collettivo non amalgamato in cui devono essere individuati i fattori disgreganti che non sono -a mio avviso- interni ai componenti, singolarmente positivi, bensì nella mancanza di continuità nel progetto educativo scolastico (siamo alla metà del terzo anno e la classe ha già contato sei insegnanti diverse, oltre a molteplici supplenze).
Ho sinteticamente esposto alcune mie convinzioni, difficilmente esprimibili negli incontri, limitati per motivi di tempo e per la presenza di uditori.
Colgo l'occasione per porgere i più cordiali saluti.]
finisce.

Sottoscrivo ancora le argomentazioni di cui sopra che, nella sostanza, non hanno perso in attualità.

RIFLESSIONI


Questo blog è stato pensato con un buon grado di presunzione poichè già mi sto rendendo conto di quanto sia difficile dire qualcosa che non sia già stato detto. I mezzi di comunicazione sono pieni di "opinionisti" e ovunque viene detto di tutto e di più. Non ho neppure l'attitudine dello scrittore perchè ho poca fantasia, manco di ironia, non ho cultura letteraria e mi viene difficile rendere impersonali le mie esperienze.
Resisto, resto nell'anonimato, sperando che qualcuno mi intercetti e mi incoraggi.
Per ora riguardo il mio piccolo mondo, scandaglio la mia vita e la mia mente alla ricerca di storie curiose da poter esternare, evitando per quanto possibile che coloro che hanno camminato con me, nel bene e nel male, si possano riconoscere o risentire.
I miei appunti saranno di genere vario e non seguiranno un percorso logico temporale.

sabato 3 novembre 2007

PAGA PANTALONE??




La prima settimana di settembre sono stata in vacanza al Clubmed di Otranto, una bellissima struttura con formula "tutto incluso". C'era tutto ma non il bel tempo, tant'è che sono servite più le maglie che i costumi da bagno.
In quel contesto non poteva non essere osservato un manipolo di villeggianti, una sessantina di individui di modesto standing in abbigliamento rosso (magliette bluse cappellini ecc.) su cui spiccava la scritta RICCADOMUS. Quel rosso era troppo evidente soprattutto quando la comitiva si muoveva unita per uscite in escursione.
Cos'è RICCADOMUS? Dovevo soddisfare la mia curiosità e quando mi sono trovata a tavola con qualcuno di loro, ho chiesto lumi. Mi è stato detto che operano nel pubblico, "nella salvaguardia dell'ambiente"; che sono in vacanza premio, accoppiati; che siffatte gratificazioni sono ricorrenti. Che dire!
A casa ho interrogato internet e quella RICCADOMUS, richiamata sui [pdf]-uffici informagiovani- delle provincie italiane, si qualifica quale operatore nella prevenzione dell'inquinamento ambientale, e ricerca "ambosesso" da impiegare come consulenti nel settore della depurazione acque.
Mi sono chiesta:
-chi foraggia?
-quanti occupati conta?
-a fronte di quali obiettivi raggiunti, o meriti speciali, vengono elargite vacanze premio a quattro stelle, vestiario, escursioni e non so che altro?
-a che titolo vengono premiati anche consorti o congiunti?
Vorrei essere tranquillizzata. Non posso pensare che pago anch'io un po' di quelle regalie e per questo mi sono rivolta a Ballarò e a Striscia la notizia e sto aspettando fiduciosa che qualcuno approfondisca la faccenda.





martedì 30 ottobre 2007

MIO PADRE FU UOMO PUBBLICO


Stralcio Verbale Cons.Comunale dell'8/11/1977


















Non l'ho sentito mai parlare del suo passato.
So che giovanissimo era nella Resistenza partigiana. E' stato preso e pestato e ne portava i segni sulla schiena. Ha vissuto attivamente la nascita della Repubblica e scelse di militare nella Democrazia Cristiana, quella della sinistra morotea. Ha fatto sempre politica e la politica traviata lo ha ucciso.
E' morto il 7 novembre del 1977, a 53 anni.
Era un bell'uomo, un leader carismatico con la quinta elementare, un Peppone bianco con tanti figliocci, creduto e seguito. I suoi comizi erano partecipati ed applauditi e non contava nulla se la sua parlata non era granchè forbita. Alle amministrative comunali vantava la stragrande maggioranza delle preferenze e alle politiche era molto corteggiato dagli Onorevoli parlamentari che non disdegnavano di frequentare la nostra modestissima abitazione (sono passati per casa Mario Ferrari Aggradi, Costante Degan, Tina Anselmi, Piergiovanni Malvestio, Anselmo Boldrin ed altri che ora non ricordo). Il Suo totale impegno politico è stato ricompensato con titoli onorifici: Cavaliere (1960 Giovanni Gronchi / Amintore Fanfani), Cavaliere Ufficiale (1967 Giuseppe Saragat / Aldo Moro) e Commendatore (1975 Giovanni Leone / A.Moro).
Mio padre era un'idealista incorruttibile e nel mondo del tornaconto non c'era più posto per Lui. Già verso la fine degli anni sessanta era un soggetto scomodo perchè sputtanava sulla pubblica piazza chi credeva di comprarlo con le bustarelle. Nemmeno le bottiglie di liquore a Natale erano gradite: se qualcosa arrivava a casa, veniva dirottata in Parrocchia.
Nel 1976 fu decretata la sua fine politica: fino alla mezzanotte dell'ultimo giorno utile per la presentazione delle liste era ricandidato alle amministrative locali. La mattina successiva il suo nome non c'era più. La lista era stata sostituita da uno o più d'uno del suo stesso partito.
Il tradimento lo ha sconvolto e l'ho visto girare intorno alla nostra casa tormentato: forse si chiedeva chi l'avesse pugnalato o forse lo sapeva e meditava una vendetta.
Da quel giorno non è stato più bene e si è lasciato morire.
Al suo funerale, in forma pubblica e a spese del Comune, c'era tutta la cittadinanza, c'erano i gonfaloni e c'erano uomini politici locali e nazionali che non hanno mancato l'occasione per apparire con i discorsi di circostanza. Non è mancato nemmeno il vilipendio dal momento che sui muri del cimitero qualcuno ha scritto "hai finito di nuocere".
Un "caso", il Suo, che non fece legittimo clamore: solo poche righe sul settimanale "Il Mondo".

Mio padre è vissuto povero ed è morto povero. Ha lasciato una moglie alla deriva e sei figlie. Di queste, tre erano ancora bambine, bambine intelligenti ma senza mezzi per studiare. E pensare che i Suoi amici politici avevano promesso che non le avrebbero lasciate sole! Chi li ha più visti o sentiti?
Anche questa è politica, politica sporca.




lunedì 29 ottobre 2007

CARRIERA AD OGNI COSTO


Il "rispetto" è sempre e comunque dovuto?

Propongo una vicenda che si sviluppa in ambiente di lavoro, in una struttura articolata, dove storicamente sono i maschi ad occupare i posti di comando.
--Una dipendente ambiziosa, maritata, usa esibire le sue rotondità per aggraziarsi il Superiore di turno. E' facile al pianto come alla risata grossa, volgare nel vestire e nelle movenze, invisa alle persone che hanno un po' di buon gusto, ma vuole visibilità professionale ad ogni costo. Vuole un preciso ruolo e per questo deve far del male ad una collega. Ha circuito il funzionario giusto (quello sfigato che si ferma in ufficio fino a tarda sera perchè in famiglia conta come il due di picche, quello che con le donne non ci sa fare, quello per il quale in sesso è un miraggio), lo ha plagiato ed ha avuto ciò che voleva. Non è passato molto tempo e la troietta ha puntato altri stalloni mentre il funzionario fesso è caduto in disgrazia.--
Chi dei due è più deprecabile: la troia o il fesso? Insieme hanno fatto del male, calpestando la dignità professionale di una persona di riconosciuta competenza per la quale non si trovò più idonea collocazione.
Merita rispetto siffatta specie di individui?
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p.s. Una partenza così lapidaria può far pensare che il fatto mi sia familiare. Può essere che mi sia voluta togliere un sassolino dalla scarpa sinistra. Ne ho ancora uno dentro la scarpa destra!

IL PERCHE' DEL BLOG



Tanti anni in Banca, a tempo pieno. Ho lasciato il lavoro in anticipo sull'età pensionabile per far posto a mio figlio. (Lo scambio non era scontato . Lui, il posto, ha dovuto dimostrare di meritarselo.)
Da qualche mese sono a casa e non ci sto male. Via via sto perdendo interesse al ricollocamento e tralascio qualche opportunità lavorativa che mi vedrebbe nuovamente condizionata. La mia vita è stata tutta scandita e programmata, financo nei minuti: lavoro figlio marito casa erano le priorità. Mi rimproveravo del tempo "perso" per la cura della mia persona. Assaggi di libertà vissuti di frodo, talora rubando il tempo al sonno ritempratore.
Ora, lasciate le relazioni di tipo professionale, voglio tentare di interloquire con chicchessia, con chiunque voglia confrontarsi su temi di varia natura, esprimendo posizioni e pareri senza pretese intellettualistiche, parlando di fatti pubblici o privati, di politica o di cronaca, di economia e finanza, di esperienze di vita vissuta, di famiglia e società.
Io porto in dote esperienza, razionalità, concretezza, equilibrio mentale e senso della misura. Ho sempre vissuto con i piedi ben piantati per terra, senza tabù, nel rispetto di tutto ciò che mi circonda, esigendo rispetto. Non perdono chi mi offende.
Questo può essere un buon argomento per cominciare: il RISPETTO.