lunedì 26 novembre 2007

ORCHI VERI



C'erano, ci sono e ci saranno.


I nostri nonni ed i nostri genitori ci raccomandavano di stare sempre in compagnia perchè c'erano i "martorei", indescritti esseri che vivevano sugli alberi ed uscivano per acciuffare i bambini soli. Io non ci credevo e non mi facevano paura, anzi mi divertivo a irriderli e a disegnarli neri o rossi, con le corna e la coda... ma sempre di piccole dimensioni.
Ma i martorei c'erano davvero, erano grandi ed avevano sembianze umane e ne sono stata vittima. Per fortuna, il mio angelo custode non ha lasciato che mi facessero del male.
Vi racconto tre brutti momenti di quand'ero bambina e poco più che bambina.

*Quand'ero piccola, passato il recinto di casa mia, andavo nell'aia su cui insisteva la casa rurale multifamiliare dove mio padre era nato e dove avevano messo su famiglia alcuni dei suoi tanti fratelli. Lì incontravo le mie cugine e sovente si andava nei campi degli zii contadini, limitrofi all'aia. Il fondo era rigoglioso con filari di viti e gelsi, e fossi asciutti con rive ricche di tutto. Raccoglievamo nocciole, nespole, more, bruscandoli, viole, margherite e molto altro ancora.
Una volta, d'estate, andai sola nel campo vicino a casa, a cercare non ricordo cosa, e incontrai un uomo che conoscevo bene e del quale mi sarei dovuta fidare. Mi venne vicino, mi fece sedere accanto a lui e cominciò a carezzarmi. Mentre mi chiedeva se mi piaceva andava con le mani sulle mutandine... io mi ritrassi spaventata e non ricordo più come uscii da quella situazione.
Io avevo 9 anni e l'orco, padre di due bambine, ne aveva 37. Era un beone violento ed è morto giovane di cirrosi epatica.

*Fino all'età di 12 anni frequentavo assiduamente la parrocchia: andavo a dottrina, a messa ed anche al vespro, tutte le domeniche e le feste comandate. Era l'occasione per stare con coetanei e per incontrare i morosetti.
Era un pomeriggio di festa nebbioso e nella piazzetta di fianco la chiesa c'era il carrettino dei gelati. Non ricordo se il gelataio con il freddo vendesse comunque gelati. Ma era solitamente lì, con il suo carrettino.
Ero in anticipo sull'ora del vespro e, per non stare nella nebbia, mi ritirai nel preingresso laterale della chiesa. Mi vidi venire addosso il gelataio; mi spinse sull'angolo del portone e cominciò a toccarmi. Se mi lasciò è perchè aveva sentito arrivare gente.
Avevo 10 anni e lui era ben adulto: poteva avere 45 anni e si diceva avesse moglie e figli.

*A 14 anni cominciai le superiori; per recarmi a scuola in città, dovevo prendere ogni giorno bici e treno, casa scuola e scuola casa, con il bello e con il cattivo tempo. Talvolta mio padre mi accompagnava alla stazione con la giardinetta, e poi mi veniva a riprendere. Non era quasi mai puntuale.
Un giorno di maggio rimasi ad aspettare papà per parecchio tempo. Tutti gli altri passeggeri si erano dileguati ed ero sola, sulla porta della piccola stazione a guardare il viale da cui sarebbe arrivato; dietro di me la biglietteria con l'ufficio del capostazione e davanti il piazzale soleggiato dove la strada finiva.
Vidi venire avanti una FIAT 500 bianca guidata da un uomo. L'auto effettuò l'inversione di marcia e si fermò davanti a me. L'uomo aprì il finestrino, mi chiese una plausibile informazione e, mentre fornivo indicazioni, quello si aprì la giacca per mostrarmi la sua virilità in erezione.
Mi ritirai di scatto, guardai alle mie spalle e mi rassicurò vedere il capostazione lì, dietro il finestrino della biglietteria e, nel mentre, il maniaco se ne andava.
Io non avevo ancora 15 anni e fu così che vidi, per la prima volta dal vero, il sesso maschile di un uomo di circa 35 anni.

Gli orchi sono fra di noi; sono individui con disabilità mentale non conclamata; sono lavoratori e padri di famigia; sono pericolosi impuniti che si fanno forti del silenzio delle loro vittime.

Donne, scrivete nel mio blog vostre storie di questa specie, storie che vi sono capitate e che non avete mai avuto il coraggio di raccontare!

domenica 25 novembre 2007

dalla "CASSA PEOTA" alla BANCA









Mi va di raccontare un'esperienza degli anni sessanta, quand'ero ragazzina di belle speranze.



Vivevo in un piccolo paese dove tutti mi consideravano: ero "studiata" ed ero la figlia del Cavaliere, l'uomo più in vista della municipalità. Lui era anche attivista delle ACLI e mi mandava di casa in casa a consegnare inviti per le frequenti riunioni. Conoscevo tutti. Nelle case ero accolta meglio del postino.

Dai 13 ai 18 anni, più o meno, ogni domenica, dopo la Messa di mezza mattina, aprivo la "cassa peota" fondata da mio padre.
Salivo una scala esterna che ora non c'è più, e mi portavo al piano superiore della "Casa della Dottrina Cristiana" (oggi denominata Oratorio) in una stanza grande e luminosa con tre finestre affacciate sulla piazzetta che sta fra la Chiesa parrocchiale e la canonica.
Nella stanza c'era una scrivania/secretaire assai particolare, con cassetti e cassettini nascosti uno dentro l'altro (chissà dove sarà andata a finire!), una sedia, una stufa a legna, forse un crocifisso e forse la foto del Presidente della Repubblica. Nient'altro.
C'era però un bel via vai in quella stanza, la domenica fino all'ora di pranzo, sia d'estate che d'inverno. La "cassa", infatti, aveva molti aderenti i quali avevano l'obbligo del deposito settimanale.
Tutto veniva gestito in modo molto semplice: c'era il registro della "cassa peota" dove venivano annotati introiti e prestiti, e c'erano i libretti in mano agli associati. Ogni fine anno si azzeravano i conti (più sulla carta che nei fatti perchè pochi ritiravano i risparmi e quasi mai la scadenza dei prestiti coincideva con il 31 dicembre).
Ricordo che gli iscritti versavano anche solo 1.000/1.500 lire ogni domenica, e per ogni versamento non fatto pagavano una "multa" di 20 lire. Il gruzzoletto delle multe veniva impiegato nella gita sociale che mio papà organizzava puntualmente all'inizio di ogni estate.
Il mio lavoro di cassiere era ricompensato con l'equivalente di un biglietto per il cinema.
Chi poteva immaginare che qualche anno dopo avrei avuto un posto in Banca! Raccomandata, naturalmente ... ma siamo già negli anni settanta.


sabato 24 novembre 2007

L'ISOLA DEI "FAMOSI"

Ho letto che mercoledì scorso, la trasmissione della Ventura ha fatto 6 milioni di spettatori. Sono tanti, troppi, e la cosa mi sconvolge. In quale mondo vivo? ... eppure persone da me sentite sull'argomento (poche in verità) hanno asserito che mai potrebbero assistere a tanta stupidità!
Mi vien da pensare che troppa gente dica una cosa e ne faccia un'altra. Altrimenti non si spiegherebbe il successo della trasmissione ed anche il successo delle riviste di gossip che nascono come i funghi attorno ai reality pensati per soddisfare il voierismo crescente e la smania di coloro che vogliono visibilità a tutti i costi, costi quel che costi!
Io devo essere di un altro pianeta dal momento che solo una volta in vita mia, nel 1970 credo, ho acquistato una rivista (OGGI o GIOIA, non ricordo) per farmi compagnia durante un viaggio in treno. Confesso però che dalla parrucchiera sfoglio qualcuna di quelle riviste proprio per capire il fenomeno, non certo per sapere chi si è messo con chi, per guardare vanesi e "rifatti" o per vedere gratuite nudità.
Per mia consapevolezza, non sempre ma spesso, mentre sparecchio e lavo i piatti, seguo questa edizione de "l'isola dei famosi" attraverso le sintesi messe in onda dall'ITALIA SUL 2 , un talk-show garbatamente condotto da Milo Infante con la partecipazione di opinionisti, alcuni buoni, altri penosi.
Quello che vedo e sento è deprimente. Vedo la rappresentazione del nulla. Vedo dei primati privi di spirito, elementari in ogni loro manifestazione sia pratica che dialettica. Non sanno fare nulla, nè parlare nè tacere (nè recitare), però sono ben pagati con i soldi nostri. Sono squallidi nell'isola come nello studio televisivo. Tutto il palinsesto è squallido nei contenuti.
Mi domando: Perchè tanta gente si fa portare alla deriva culturale e morale? Dov'è andata a finire l'umana intelligenza? Possibile che questa nostra società abbia perso ogni forma d'orgoglio e di pudore? Quant'è numeroso il "popolo bue"?
Stiamo andando di male in peggio.
Non guardiamoli! Non dobbiamo fare il gioco di quelli che ci vogliono bere il cervello. Non facciamoci del male.

venerdì 23 novembre 2007

Mercoledì sera: CINEMA


Perchè il cinema di mercoledì? Perchè il biglietto è a prezzo ridotto e perchè la TV non propone nulla che meriti di essere visto.
L'altra sera sono andata in un multisala a vedere IL CASO THOMAS CRAWFORD. Due ore (scarse) volate.
Il film inizia con un delitto e si sviluppa in una avvincente sfida psicologica e dialettica fra l'assassino che opta per l'autodifesa, e la pubblica accusa.
Sapientemente sono state messe in contrapposizione due intelligenze raffinate, due uomini con un gap generazionale di 40 anni: da una parte l'omicida, un settantenne arrivato cinico e amorale, e dall'altra l'avvocato trentenne, un giovane scanzonato capace di sacrificare le proprie ambizioni sull'altare della verità. Alla fine il "cattivo" perde la partita e giustizia è fatta.
Questo film, realizzato con grande maestria, mi ha fatto pensare che nella vita reale purtroppo raramente c'è verità e quasi mai giustizia e, se "la giustizia non è di questo mondo", io mi appello all'Onnipotente perchè voglia condannare al fuoco eterno i farisei di due generazioni: la nostra e quella dei nostri padri. Per cinquant'anni abbiamo rincorso il profitto e l'individualismo perdendo di vista valori sociali fondamentali come la lealtà, la famiglia, la condivisione, l'amicizia, l'ambiente. Si sono sfasciate famiglie; si sono radicati egoismo ipocrisia arroganza e volgarità; troppi giovani non sono stati educati all'esercizio della libertà, alle responsabilità, al dialogo, al senso civico. Chissà se c'è tempo per rimediare! Meglio sarebbe che ci facessimo da parte e dessimo spazio e fiducia ai giovani sani che guardano avanti, perchè siano loro a ripulire le nostre porcherie e perchè possano recuperare e riaggregare quella gioventù che si va smarrendo nell'alcool e nella droga.



lunedì 12 novembre 2007

LETTERA ALLA MAESTRA

foto: Budapest, marzo 1989
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Ho recuperato la lettera che scrissi alla maestra di mio figlio nel 1989 e la riporto qui fedelmente.
inizia:

[ Le argomentazioni prospettatemi nell'incontro del 15 corrente, in occasione della consegna dei giudizi sull'andamento del 1° quadrimestre, meritano una doverosa ed attenta riflessione.
Trovo alquanto pretestuoso il tentativo di giustificare gli aspetti negativi del carattere di G..... con l'impostazione educativa della famiglia.
G..... vive in una realtà esterna positiva dove è apprezzato. E' stato tenuto "fuori dalla strada" ed i suoi contatti umani sono sempre stati vigilati.
La sua ricerca di un rapporto con gli adulti non può essere equivocata con carenze affettive, ma dipende dalla scarsa affidabilità che riscontra nei coetanei. E' un bambino maturo che ha bisogno di certezze; rifiuta la volubilità infantile quotidiana: "sono tuo amico", "non sono più tuo amico" e ciò solo in funzione di banali proposte come la caramella, il giocattolo ecc. (queste sono considerazioni personali di G....).
I "non rapporti" nell'ambito del gruppo-scuola, lo stanno emarginando in un'area di solitudine dove trovano origine le reazioni e gli atteggiamenti che vengono semplicisticamente definiti "mancanza di rispetto". Un'irriverenza peraltro non violenta che si esprime perlopiù in modo concettuale.
G.... vive la scuola propriamente come un dovere, ma non vi si sente integrato. Anzi, dichiara di sentirsi umiliato allorchè lo si colpevolizza senza dargli modo di esprimere le sue ragioni.
Trascorre buona parte della sua giornata nell'ambiente scolastico e frequenta assiduamente la palestra praticando alternativamente due discipline con diversa impostazione comportamentale: una collettiva ed una individuale.
La sua formazione non può quindi maturare esclusivamente nella famiglia, dove certamente vengono trasmessi i messaggi ritenuti utili per una crescita intellettiva consapevole.
Cosa significa "trattare da bambino" un bambino?
All'individuo, in ogni momento, devono essere forniti chiari elementi di base per l'elaborazione di convinzioni autonome tendenti all'autodeterminazione.
Questo principio non è in antitesi con la socialità; anzi, l'affermazione individuale si realizza se c'è il consenso altrui. Quindi, occorre muoversi avendo come fondamento il rispetto dell'uomo, delle sue idee e delle cose che lo circondano.
La vita del bambino, come quella dell'adulto, è un costante confrontarsi con le situazioni contingenti dove occorre prendere posizione senza conformismo od opportunismo.
In questo contesto si inseriscono gli "emergenti", individui ricercati dalle società di tutti i continenti, nell'ambito di tutti gli indirizzi : politico, industriale ecc. per realizzare il vero progresso contro l'attuale tendenza all'annientamento fisico e morale dell'umanità. Emergente non è sinonimo di arrivista o prevaricatore.
Ogni genitore ha il diritto di auspicare che il proprio figlio non si annulli in una personalità collettiva.
In questa delicata fase di crescita in cui la personalità del bambino non è del tutto delineata, occorre "smussare gli spigoli" adempiendo al dovere educativo -ognuno per la parte assegnatagli- in modo complementare perseguendo obiettivi comuni.
La 3a/B non è un coacervo di disadattati da riprendere in modo esemplare. E' un collettivo non amalgamato in cui devono essere individuati i fattori disgreganti che non sono -a mio avviso- interni ai componenti, singolarmente positivi, bensì nella mancanza di continuità nel progetto educativo scolastico (siamo alla metà del terzo anno e la classe ha già contato sei insegnanti diverse, oltre a molteplici supplenze).
Ho sinteticamente esposto alcune mie convinzioni, difficilmente esprimibili negli incontri, limitati per motivi di tempo e per la presenza di uditori.
Colgo l'occasione per porgere i più cordiali saluti.]
finisce.

Sottoscrivo ancora le argomentazioni di cui sopra che, nella sostanza, non hanno perso in attualità.

RIFLESSIONI


Questo blog è stato pensato con un buon grado di presunzione poichè già mi sto rendendo conto di quanto sia difficile dire qualcosa che non sia già stato detto. I mezzi di comunicazione sono pieni di "opinionisti" e ovunque viene detto di tutto e di più. Non ho neppure l'attitudine dello scrittore perchè ho poca fantasia, manco di ironia, non ho cultura letteraria e mi viene difficile rendere impersonali le mie esperienze.
Resisto, resto nell'anonimato, sperando che qualcuno mi intercetti e mi incoraggi.
Per ora riguardo il mio piccolo mondo, scandaglio la mia vita e la mia mente alla ricerca di storie curiose da poter esternare, evitando per quanto possibile che coloro che hanno camminato con me, nel bene e nel male, si possano riconoscere o risentire.
I miei appunti saranno di genere vario e non seguiranno un percorso logico temporale.

sabato 3 novembre 2007

PAGA PANTALONE??




La prima settimana di settembre sono stata in vacanza al Clubmed di Otranto, una bellissima struttura con formula "tutto incluso". C'era tutto ma non il bel tempo, tant'è che sono servite più le maglie che i costumi da bagno.
In quel contesto non poteva non essere osservato un manipolo di villeggianti, una sessantina di individui di modesto standing in abbigliamento rosso (magliette bluse cappellini ecc.) su cui spiccava la scritta RICCADOMUS. Quel rosso era troppo evidente soprattutto quando la comitiva si muoveva unita per uscite in escursione.
Cos'è RICCADOMUS? Dovevo soddisfare la mia curiosità e quando mi sono trovata a tavola con qualcuno di loro, ho chiesto lumi. Mi è stato detto che operano nel pubblico, "nella salvaguardia dell'ambiente"; che sono in vacanza premio, accoppiati; che siffatte gratificazioni sono ricorrenti. Che dire!
A casa ho interrogato internet e quella RICCADOMUS, richiamata sui [pdf]-uffici informagiovani- delle provincie italiane, si qualifica quale operatore nella prevenzione dell'inquinamento ambientale, e ricerca "ambosesso" da impiegare come consulenti nel settore della depurazione acque.
Mi sono chiesta:
-chi foraggia?
-quanti occupati conta?
-a fronte di quali obiettivi raggiunti, o meriti speciali, vengono elargite vacanze premio a quattro stelle, vestiario, escursioni e non so che altro?
-a che titolo vengono premiati anche consorti o congiunti?
Vorrei essere tranquillizzata. Non posso pensare che pago anch'io un po' di quelle regalie e per questo mi sono rivolta a Ballarò e a Striscia la notizia e sto aspettando fiduciosa che qualcuno approfondisca la faccenda.