martedì 17 giugno 2008

ITALIANI POVERI



Imperversa martellante questo assunto : "non si arriva alla fine del mese" e, ultimamente, "non si arriva alla terza settimana".
Le stime ufficiali dicono che il 30% delle famiglie italiane vive con redditi da fame.
C'è da crederci? E' vero sì che il potere d'acquisto di salari stipendi e pensioni si è ristretto, ma è pur vero che si continua a vedere in giro un gran "spendere e spandere".
Sono anni ormai che si vive sopra le righe.
Dagli anni novanta i giovani non rinunciano allo spritz prima di cena e alla birra dopo cena. Non si sa stare in compagnia senza il bicchiere in mano. Un'abitudine che fa male al portafoglio e alla salute. I bar con plateatico in piazza sono sempre molto frequentati. Sedersi costa assai: minimo 5,00 € per due caffè. Nelle tabaccherie, tappezzate di gratta e vinci, c'è sempre la fila di chi compra cartelle e di chi gioca al lotto, spendendo tanto e di continuo.
E che dire di quello che si vede al supermercato?
Sovente mi servo in un supermercato alimentare non discount di Marghera, frequentato (in gran parte) da una popolazione buzzurra ed ingombrante: anziani scoreggioni e dementi; operai nostrani e foresti che emanano nauseanti zaffate di sudore stantio; ineducati e prepotenti. Osservo e vedo troppi di questi tangheri manipolare frutta e verdura con villania, senza occuparsi se il danno ricade sui prezzi; prendono il meglio senza misura, senza porre occhio al costo : ciliegie a 6,00€ il kg; albicocche, pesche e pere a 3,50€; insalate fresche lavate "pronte da condire" (due etti costano quasi quanto un chilo di verdura da pulire); etti ed etti di affettati che sembrano risolvere pasti ma che spesso restano in frigo a irrancidire; pesce a prezzi folli (piovra a 15 euro).
Queste sono le persone che si lagnano per il costo di pane pasta e latte.

Non sono tenera nemmeno verso i poveri anziani che rubano nei supermercati e magari hanno il gruzzolo da parte. Il rubare è un vizietto che se uno non ce l'ha da giovane, non ce l'ha nemmeno da vecchio. Se uno cicala era, cicala rimane. Nelle medesime condizioni, c'è chi non ce la fa e chi riesce pure a risparmiare.

Vedendo questo ed altro, vien da pensare che gira più denaro di quello che risulta al fisco e all'Istat. Immagino che molti godano di risorse occulte. Altrimenti come si spiega tanta leggerezza nello spendere?
Se non mettiamo giudizio domani saremo indebitati e poveri, più poveri degli stranieri che sono venuti e vengono qui ad occupare i posti di lavoro che noi snobbiamo.

Dobbiamo, nostro malgrado, prendere atto che è finito il tempo delle vacche grasse ed occorre recuperare il senso del necessario; occorre darsi una regolata senza piangersi addosso e senza invidia verso chi, con o senza merito, può di più.

I primi a lamentarsi sono i mediocri, quelli che un tempo, grazie all'interessamento del notabile di turno, trovavano la sistemazione per la vita e si permettevano di sputare sul piatto dove mangiavano. Al tempo del posto sicuro si poteva constatare che a lamentarsi erano sempre i soliti, i "trainati" senza merito sempre pronti a scioperare i quali, complici i sindacati, avevano ottenuto di essere remunerati quanto i "trainanti".
Capaci e intraprendenti oppure imbecilli e lavativi: tutti uguali.
Questo malinteso concetto di uguaglianza ha portato ad un demotivante appiattimento salariale, così che troppi "senza arte né parte" avevano raggiunto un immaturo benessere e, come "borghesi piccoli piccoli", si sono consegnati al consumismo per l'ambizione di apparire. E allora ... vistose automobili, abbigliamento griffato, ristoranti, vacanze esotiche, cocaina.
Gli stessi borghesucci hanno allevato una generazione di cicale che ha smarrito valori e ideali, che non riesce a fare un passo indietro, a cui non resterà che piangere.

Affascinati dal canto delle sirene, ci si è lasciati trasportare ed omologare nel benessere effimero e si è smesso di pensare, di studiare, di educare.
Spendendo si è creduto di dar fiato all'economia ma si sono ingrassati imprenditori mai sazi che, per tutta risposta, espatriano la produzione cancellando posti di lavoro, e poi ... importano i loro stessi prodotti lasciando all'estero ricchezza ... mentre i "saggi" fanno i conti con il PIL.
Abbiamo vissuto da sciocchi e adesso ci si deve barcamenare nel mezzo di una barbara globalizzazione economica ed umana.

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Io sono stata dignitosamente povera ed ho imparato ad accontentarmi. Da sempre rispetto il denaro e lo uso con parsimonia anche oggi che potrei permettermi qualche sfizio in più. Sempre e comunque la mia regola è "l'ottimo economico": il meglio al minor prezzo o il prezzo in funzione dell'utilità e della durata del bene da acquistare. Nei limiti del possibile, compro merce "made in Italy". Gestisco le mie risorse con avvedutezza; spendo senza fretta e senza spreco; non ho ansia consumistica; guardo, considero e prendo, o rinuncio senza rammarico.

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